La casa, la nostra casa, mai come adesso è diventata il nostro rifugio, la nostra seconda pelle.
In questo particolare momento storico è anche lo spazio che, in virtù di veloci ed improvvisati adattamenti, deve accogliere molte di quelle funzioni che normalmente siamo abituati a svolgere in luoghi appositamente dedicati ed esterni alla nostra dimensione abitativa.
Mi riferisco in particolar modo all'angolo studio, una postazione che non sempre prevediamo nelle nostre case, forti del fatto che il nostro ufficio, attrezzato di tutto l’occorrente, è sempre disponibile ad accogliere il nostro spazio lavorativo.
La casa, se guardata da un punto di vista più emozionale, ha dei particolari legami con il corpo umano, come se ogni ambiente fosse metaforicamente legato proprio ad uno dei nostri organi vitali.
Lo spazio abitativo può essere osservato come un insieme di dimensioni simboliche generatrici di analogie tra organo-stanza, casa-corpo. Questo permette di osservare la nostra casa non più come una visione bidimensionale planimetrica dei diversi ambienti distributivi, bensì come una mappa riconducibile ad un corpo-simbolico.
Se quindi la cucina è assimilabile al cuore della casa, fulcro dell’energia vitale che in essa si genera, ed il soggiorno ai polmoni, per le relazioni che si intrattengono tra interno ed esterno, l’angolo studio potremmo dire che simbolicamente è il luogo del fegato. Ma perchè?
Il fegato è il nostro cuore posto più in basso, ricco di energia e passione. E’ la nostra parte istintiva, è il nostro coraggio, la determinazione (“avere fegato”!). E’ insomma l’organo deputato a trasformare, produrre e conservare l’energia, come un vero e proprio laboratorio.
La dimensione fegato della casa è quindi quella legata allo studio-laboratorio. Lo spazio dove mettiamo in gioco la nostra energia per fare qualcosa che ci trasforma e contribuisce alla nostra crescita evolutiva. E’ lo spazio del fare per essere, che corrisponde (o dovrebbe!) alla dimensione lavorativa, il tempo che dedichiamo ad essere ciò che facciamo.
Non sempre però prevediamo un luogo fisico preposto ad accogliere questa funzione e soprattutto in questi particolari mesi di isolamento siamo costretti a scegliere tra gli spazi disponibili, quello che temporaneamente possa attivare quella parte di noi che ci permetta di stabilire una connessione con il nostro ambito professionale, incubatore di talento.
La medicina cinese mette invece in relazione l’aspetto della trasformazione dell’energia di questo spazio con la primavera, la stagione che in assoluto è sinonimo di autorigenerazione. Ecco quindi l’associazione ad elementi e materiali come il legno e il verde della natura.
Ciò che non deve mancare è sicuramente un piano di appoggio, un tavolo di lavoro, una scrivania sul quale poter gestire e riporre gli strumenti del nostro fare per essere.
Immancabile tra questi, data l’attuale necessità di connettersi con l’esterno, è il nostro pc, che potremmo meglio definire: la finestra elettronica della casa. Il suo potere interattivo ci permette di affacciarci sul mondo per entrare in contatto con gli altri. E’ lo strumento perfetto che, date le sue funzionalità, di consente di porci in relazione con chiunque, evitando il contatto fisico reale.
Dunque una scrivania, una mensola in legno, una comoda seduta, meglio se ergonomica, che renda sano e funzionale la nostra permanenza alla postazione di lavoro. Un elemento legato alla natura, che generi benessere e ossigeni lo spazio. Ed infine l’ambiente giusto in cui collocare tale spazio, sia esso il cuore della casa (la cucina), il soggiorno (il polmone) o la camera da letto (il cuore).
E voi? Come state gestendo lo smart-working da casa?
Siamo curiose di vedere i vostri spazi e, se può esservi di aiuto, di consigliarvi come gestirli per ottimizzarli al meglio.
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